Eye Candy

Eye Candy è un progetto ispirato a un servizio televisivo della BBC, che documentava come le persone cieche riuscissero a “vedere” con l’ausilio della lingua. Da quello spunto, Beta Tank si è quindi interessato a verificare come ciò potesse influenzare anche la vita delle persone vedenti. L’uso di bozzetti fisici ha così prodotto una serie di interessanti prototipi (Eye Candy, Mind Chair Polyprop, una Mind Chair funzionante). Iscritta nella collezione permanente del MoMA, Eye Candy Can Ltd. è un’immagi-naria “spoof company” costituita per rendere disponibile al pubblico un’offerta di caramelle Eye Candy in diversi gusti. Nella campagna di passaparola sono stati coinvolti anche blog e riviste. Seppur non immediatamente evidente, all’interno del pro-getto è emersa la questione dell’innovazione nei prodotti consumer: mano a mano che arrivavano ordini via web, Beta Tank si è messo in contatto con l’inventore della tecnologia, dimostrando così la possibilità di un approccio bottom-up nella progetta-zione e produzione. Tra agosto 2008 e aprile 2009, 68.000 visitatori unici da 15 diversi Paesi hanno visitato il sito di Eye Candy Can Ltd., con ordini che hanno raggiunto la quota di 100.000 lecca-lecca. Eye Candy si basa su una tecnologia disponibile, il che rende oggi la produzione un’opzione del tutto realistica.

Eyal Burstein (Tel Aviv, 1977) è un designer di prodotto israeliano attualmente attivo a Berlino. Eyal frequenta il London College of Printing di Londra tra il 2001 e il 2004 e il Royal College of Art di Londra dal 2004 al 2006. Nel 2007 fonda Beta Tank, studio di design con sede a Berlino. Nel 2008 espone alla mostra “Design and The Elastic Mind” al MoMA di New York, a cura di Paola Antonelli. Nel 2010 Beta Tank vince il premio “Designer of Future”, conferito da Design Miami/Basel in occasione di Art Basel. Nell’aprile 2011, Eyal ha pubblicato il suo primo libro: “Taxing Art” (Gestalten), un saggio illustrato che descrive il modo in cui il sistema fiscale regola in modo diverso arte e design, inibendo così il travaso creativo di linguaggi affini.



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